Violenza non è solo quella visibile sul corpo. É anche giudicare la moralità di una donna in modo diverso da quella di un uomo. É sottintendere che se è stata picchiata, violentata, o anche ‘solo’ importunata, se l’è ‘cercata’.
È insultarla dal vivo o sui social con epiteti che mai verrebbero rivolti a un uomo. É commentare il suo aspetto in contesti che non lo richiedono. È guardarle insistentemente il seno o le gambe mentre parla. È alludere al sesso in contesti che di sessuale non hanno nulla. É dire che si innervosisce o irrita perché non fa abbastanza sesso.
È pagarla meno di un uomo a parità di mansioni e competenze.
È toccarla se non vuole, anche solo su un braccio.
È dirle ‘vestita così, senza di me non esci”;’ ‘non sei abbastanza… (aggettivo a scelta)’ ; ‘tanto tu da sola non ce la puoi fare’ ; ‘ha quel lavoro perché l’ha data a qualcuno’.
È, sostanzialmente, usare due pesi e due misure e pensare che l’uomo, in quanto maschio, valga di più e abbia più diritti e poteri.
Se un uomo la pensa così, qualunque sia il suo ruolo nella società e il suo titolo di studio, non è un uomo, ma, scusate il francesismo, è un biat cojon!
Non vergognatevi se siete vittime di violenze: non è colpa vostra, non siete stupide né senza valore, è lui ad esserlo! Parlate con qualcuno: un’amica, una parente, il vostro medico, un prete… Chiunque vi ispiri fiducia e fatevi aiutare!
E ricordatevi sempre: una donna si tocca solo per darle piacere e la si fa piangere solo di gioia.
Il resto è schifezza.
#seèviolenzanonèamore
#giornatamondialecontrolaviolenzasulledonne
Foto di Giuseppe Ulizio


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